martedì 29 ottobre 2019

"Il cacciatore del buio" di Donato Carrisi




"Chi sono io?" Marcus si sforzava di capire.
"L'ultimo rappresentante di un ordine sacro. Un penitenziere."

Marcus è il protagonista del noir di Donato Carrisi: "Il cacciatore del buio" ed è un sacerdote un tantino particolare: non un prete ordinario, bensì un "penitenziere". Una sorta di investigatore per conto della Paenitentiaria Apostolica: il più antico dicastero del Vaticano (realmente esistente! Ed è lo stesso autore che lo menziona e ne spiega la funzione proprio dopo il finale del romanzo). I sacerdoti che lavorano per "l'Archivio dei Peccati" sono molto simili a dei poliziotti e offrono il loro contributo alle forze dell'ordine qualora (perlopiù in un caso di omicidio) fosse difficile decifrare il male.. 
Una scoperta davvero molto molto interessante!

Marcus, che ha perso la memoria in seguito ad un colpo di pistola alla tempia, viene contattato da Clemente (un altro prete, al quale è stato assegnato dalle "sfere alte" il compito di addestrare il penitenziere) per risolvere un caso orripilante: l'assassinio e lo smembramento di una giovane suora, all'interno della città del Vaticano.


"Questa è Roma, pensò fugacemente Marcus. Un posto dove ogni verità nascondeva a sua volta un segreto."

L'autore ci offre l'immagine di una Roma misteriosa, di una Roma fatta di catacombe e di passaggi sotterranei che nascondono verità mai rivelate...

Poi c'è Sandra Vega, una fotoreporter della polizia, che dovrà immortalare una nuova scena del crimine: l'assassinio di una coppietta ad Ostia.

"Il compito di Sandra era congelare la scena, prima che il tempo e la ricerca delle risposte potessero alterarla. Usava la macchina fotografica come uno schermo fra sé e l'orrore, fra sé e il dolore."

Dopo il caso (irrisolto) della giovane suora, Sandra e Marcus (che, nel frattempo hanno stretto un particolare legame d'amicizia e di fiducia) dovranno investigare su alcuni delitti: le vittime sono sempre delle coppiette e il modus operandi dell'assassino è sempre lo stesso.

"Il male è quell'anomalia davanti agli occhi di tutti ma che nessuno riesce a vedere."

Così aveva spiegato Clemente al penitenziere.
Ma, a questo punto, resta da chiedersi quale sia questa anomalia e, soprattutto, se esiste una netta distinzione tra il bene e il male... 
Mi è piaciuta molto la spiegazione fornita dall'autore (sempre dopo il finale del romanzo), secondo il quale: 

"nel corso della storia, il bene si è evoluto insieme con l'umanità, mentre il male è rimasto sempre uguale a se stesso."

Un'affermazione molto interessante. Il male non è progredito, mentre il bene sì.
In questo romanzo l'idea tradizionale di bene e di male viene ampiamente messa in discussione. E questo mi è piaciuto moltissimo: tutto va messo in discussione poiché nessuno di noi possiede la certezza della verità. L' "ipse dixit" è ormai obsoleto; l'elasticità mentale, a mio avviso, ci consentirebbe di avvicinarci il più possibile alla verità (come un asintoto che si avvicina agli assi cartesiani, senza, però, arrivare a toccarli...).
Comunque, il noir di Carrisi mi è piaciuto molto e ho apprezzato la suddivisione della storia in capitoli brevi, caratterizzati quasi sempre da colpi di scena spezzati sul finale (così, giusto per tenere sulle spine il lettore... Una tecnica quasi urticante, ma di grande effetto e fascino).
Ho scoperto con piacere, inoltre, che questo romanzo fa parte di una serie, dopo la pubblicazione de "Il tribunale delle anime"... Andrà letto, sicuramente! Ma, per il momento, riprenderò il mio amato Dostoevskij e proseguirò a leggere "L'idiota". 
Sono una persona di parola. 👍😊
Buona giornata! 😘🙋

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