martedì 29 ottobre 2019

"Il cacciatore del buio" di Donato Carrisi




"Chi sono io?" Marcus si sforzava di capire.
"L'ultimo rappresentante di un ordine sacro. Un penitenziere."

Marcus è il protagonista del noir di Donato Carrisi: "Il cacciatore del buio" ed è un sacerdote un tantino particolare: non un prete ordinario, bensì un "penitenziere". Una sorta di investigatore per conto della Paenitentiaria Apostolica: il più antico dicastero del Vaticano (realmente esistente! Ed è lo stesso autore che lo menziona e ne spiega la funzione proprio dopo il finale del romanzo). I sacerdoti che lavorano per "l'Archivio dei Peccati" sono molto simili a dei poliziotti e offrono il loro contributo alle forze dell'ordine qualora (perlopiù in un caso di omicidio) fosse difficile decifrare il male.. 
Una scoperta davvero molto molto interessante!

Marcus, che ha perso la memoria in seguito ad un colpo di pistola alla tempia, viene contattato da Clemente (un altro prete, al quale è stato assegnato dalle "sfere alte" il compito di addestrare il penitenziere) per risolvere un caso orripilante: l'assassinio e lo smembramento di una giovane suora, all'interno della città del Vaticano.


"Questa è Roma, pensò fugacemente Marcus. Un posto dove ogni verità nascondeva a sua volta un segreto."

L'autore ci offre l'immagine di una Roma misteriosa, di una Roma fatta di catacombe e di passaggi sotterranei che nascondono verità mai rivelate...

Poi c'è Sandra Vega, una fotoreporter della polizia, che dovrà immortalare una nuova scena del crimine: l'assassinio di una coppietta ad Ostia.

"Il compito di Sandra era congelare la scena, prima che il tempo e la ricerca delle risposte potessero alterarla. Usava la macchina fotografica come uno schermo fra sé e l'orrore, fra sé e il dolore."

Dopo il caso (irrisolto) della giovane suora, Sandra e Marcus (che, nel frattempo hanno stretto un particolare legame d'amicizia e di fiducia) dovranno investigare su alcuni delitti: le vittime sono sempre delle coppiette e il modus operandi dell'assassino è sempre lo stesso.

"Il male è quell'anomalia davanti agli occhi di tutti ma che nessuno riesce a vedere."

Così aveva spiegato Clemente al penitenziere.
Ma, a questo punto, resta da chiedersi quale sia questa anomalia e, soprattutto, se esiste una netta distinzione tra il bene e il male... 
Mi è piaciuta molto la spiegazione fornita dall'autore (sempre dopo il finale del romanzo), secondo il quale: 

"nel corso della storia, il bene si è evoluto insieme con l'umanità, mentre il male è rimasto sempre uguale a se stesso."

Un'affermazione molto interessante. Il male non è progredito, mentre il bene sì.
In questo romanzo l'idea tradizionale di bene e di male viene ampiamente messa in discussione. E questo mi è piaciuto moltissimo: tutto va messo in discussione poiché nessuno di noi possiede la certezza della verità. L' "ipse dixit" è ormai obsoleto; l'elasticità mentale, a mio avviso, ci consentirebbe di avvicinarci il più possibile alla verità (come un asintoto che si avvicina agli assi cartesiani, senza, però, arrivare a toccarli...).
Comunque, il noir di Carrisi mi è piaciuto molto e ho apprezzato la suddivisione della storia in capitoli brevi, caratterizzati quasi sempre da colpi di scena spezzati sul finale (così, giusto per tenere sulle spine il lettore... Una tecnica quasi urticante, ma di grande effetto e fascino).
Ho scoperto con piacere, inoltre, che questo romanzo fa parte di una serie, dopo la pubblicazione de "Il tribunale delle anime"... Andrà letto, sicuramente! Ma, per il momento, riprenderò il mio amato Dostoevskij e proseguirò a leggere "L'idiota". 
Sono una persona di parola. 👍😊
Buona giornata! 😘🙋

venerdì 18 ottobre 2019

Quanto tempo! 😮😁

È da un sacco di tempo che non mi faccio viva in questo mio piccolo angolo di pace e di riflessione... Il mio piccolo diario elettronico! Chissà... Magari, un giorno, mio figlio si sbellicherà dalle risate leggendo le pagine di quella scriteriata appassionata di scrittura, di lettura e di meditazione di sua madre?! 😅
Non so che cosa mi riserverà il futuro (sto ancora rompendo le scatole a riviste online ed editori, nella speranza che, prima o poi, qualcuno ceda e decida di rispondermi... 😨😂) e mi auguro che un giorno mio figlio possa dire una sola cosa: "mia madre non si è mai arresa!"; ma so che cosa è capitato nel mio passato, o meglio: nella scorsa estate.
È stata un'estate piena: la presentazione del mio noir, le nostre uscite in canoa, le nostre escursioni subacquee, le mie lezioni private ai ragazzi delle scuole medie e il nostro nuovo impegno del week-end come babysitter... Io e il mio bambino abbiamo indossato i panni di Mary Poppins e abbiamo seguito un vivace e simpaticissimo bambino di quattro anni e uffa! Quanto mi manca la compagnia della sua mamma (una collega di lavoro di mio marito, con la quale ho stretto un'amicizia unica!), in cambio non mi mancano le scenate di gelosia di mio figlio (avevo colto la palla al balzo per tentare di responsabilizzarlo un pochino, ma... Ritenteremo! 😕😂).
Che cosa aggiungere ancora? Ah, sì! Ricordate che ero stata scelta come lettrice in quel concorso letterario? Beh, ho completato giusto qualche giorno fa la mia decima e ultima recensione e... boh... Staremo a vedere.
Ho anche partecipato con un mio vecchio romanzo inedito ad un concorso gratuito ed ero persino riuscita a posizionarmi tra i dieci finalisti, ma, sfortunatamente, non ho raggiunto il podio e mi sono classificata sesta... 😟 Ma in mezzo ad altre trecento persone è pur sempre un buon risultato, no? 😊
Quindi, ricapitolando, durante l'estate appena trascorsa mi sono letta dieci romanzi inediti (dei quali, purtroppo, non potrò parlare pubblicamente...) e, poco prima di affrontare questo piacevolissimo compito, ho deciso di affrontare una nuova e curiosa lettura: "Lo Shintoismo - Onorare i Kami" di Sasori.
Vi avevo già più volte esposto i miei dubbi circa la religione cattolica e ogni occasione, per me, è valida per scoprire  nuove fedi religiose e filosofie di vita.
Devo ammettere che le religioni/filosofie orientali esercitano sempre un certo fascino su di me: mi piace molto, riguardo allo Shintoismo, l'idea che tutti noi ci generiamo dalla natura e che, pertanto, dovremmo rispettarla e, anzi, adorarla alla stregua di una divinità. ❤ Ho preso, invece, le distanze dall'idea della genesi del mondo in questa fede orientale (la creazione da parte di alcune divinità mi ha ricordato le religioni politeiste e, sinceramente, le trovo delle suggestive leggende) e da altri punti. La mia religione ideale sarebbe una miscela di tanti aspetti di diverse religioni! 😁 Comunque, mi sto sempre documentando...
Ve l'ho detto che ho partecipato ad altri due concorsi letterari gratuiti (son ligure, eh?! 😂)? Ho mandato due racconti, buttati giù esclusivamente per le due occasioni e, incrocio le dita... Il verdetto non arriverà prima del 2020, quindi, mi metto il cuore in pace e, nel frattempo continuo a leggere (e a perseguitare case editrici e redazioni... 😠 No, non sono una stalker, ma rimarco la mia presenza, ecco 😂). 
Vi ho detto che un mio racconto sul sogno è stato scelto per l'antologia "Il Risveglio del Mattino"? Beh, in caso vi fosse sfuggito...


Altre cose?... Dunque... Aspettate... Dopo tre mesi di silenzio e di ritiro dai social (sì, ho deciso di estraniarmi un pochino da questo mondo leggermente fittizio e un tantino ipocrita e credo che non sarò più attiva come un tempo) è difficile raccogliere tutte le idee che mi sono sfrecciate nella mente, le immagini, i suoni, le parole che ho collezionato in questo tempo... 
Ah, beh, ricordate il mio ultimo libro? "Analysis"? Ora, grazie ad una mia cara amica e mamma di un compagno di scuola di mio figlio, il mio libro è disponibile (e in vetrina!) presso la libreria "L'Acchiappasogni" di Pietra Ligure. Ora vi mostro le prove... 😉😀





Il libro è presente anche presso la libreria "Cento Fiori" di Finale Ligure e presso la libreria "Come un romanzo" di Finalborgo. Basta! Ora mi fermo con questa attività promozionale... 😂
Che altro dire? Al momento sto leggendo "Il cacciatore del buio" di Donato Carrisi (me lo ha regalato mio figlio quest'estate. Mi ha fatto una sorpresa, sbucando fuori dal negozietto sotto casa con quel librone nero tra le manine😊❤) e si sta rivelando un noir davvero molto intrigante e diverso dai soliti romanzi di questo genere. 
Quest'estate, prima di intraprendere l'avventura di lettrice per il concorso, avevo iniziato a leggere "L'idiota" del mio amatissimo Fëdor Dostoevskij, ma poi ho dovuto abbandonare questo romanzo squisito perché avevo un limite di tempo per recensire queste dieci opere inedite e... Oh, mi sento in colpa nei riguardi del mio autore preferito! 😑😁 Ricomincerò a leggerlo subito dopo aver terminato il romanzo di Carrisi. A proposito: proprio bravino questo Carrisi! 😊
Per quanto riguarda la scrittura, invece... Diciamo che mi sono presa una pausa. Non nutro più le speranze di un tempo e poi, guardiamo in faccia la realtà: di autori e autrici ce ne sono a palate (e che talenti!), perciò, sì, mi prendo una pausa e resto con i piedi ben saldi al suolo, ma, lo ammetto, con la testa ancora lassù: tra le nuvole, a prendere una boccata d'ossigeno e a respirare il vento dei sognatori. Un vento che riempie i polmoni e il cuore di aria e di idee. 😀
Un bacione e buon fine settimana a tutti. Ciao! 😘🙋

P.s. Questa volta è deciso: smetto di fumare e non solo: dopo una lunga riflessione (indotta dalle mie esperienze di vita perlopiù negative...), smetto anche di essere troppo buona. Sì, smetto di lasciare il diritto a chiunque di dirmi tutto ciò che gli/le frulla per la testa e comincio ad esporre la mia opinione, fregandomene delle conseguenze, ma pensando, finalmente, a me stessa e ad un orgoglio che troppe volte è stato calpestato.
La mia nuova massima di vita: onesti e buoni sì, ma non stupidi! 😉😊
Passo e chiudo. 🙈🙉🙊

mercoledì 31 luglio 2019

È andata così... Ma io non potrò mai dire di non averci provato! 💪😯

Mi sono sempre reputata una sognatrice: una di quelle persone che non smettono mai di credere e di sperare...
Fino a qualche tempo fa, ogni volta in cui vedevo il riflesso del mio volto allo specchio, non potevo non gioire scoprendo quel luccichio che animava le mie iridi verde-azzurre e più lo intravedevo e più i miei occhi si mettevano a brillare.
Lo confesso: questa mia pagina di diario odierna potrebbe essere scambiata tranquillamente per lo sfogo di una donna depressa, ma non è così (ho avuto motivi ben più validi per crollare psicologicamente, eppure, nonostante il mio delicato involucro esterno, io sento una grande energia brulicare dentro di me 😁). Non sono depressa: sono soltanto consapevole di molti meccanismi del mondo; meccanismi che, fino a qualche tempo fa, mi erano estranei (o forse fingevo con tutta me stessa di non conoscerli?).
Beh, fatto sta che stamani ho aperto la mia casella di posta elettronica nella speranza di trovare una qualsiasi risposta da parte di almeno una - dico una! - delle svariate riviste/testate giornalistiche online che ho contattato ultimamente per ottenere un piccolo impiego in qualità di articolista (evitando, d'ora in poi, di dedicare le mie giornate alla stesura di articoli per ottenere poi 0,50 centesimi...) e invece che cosa trovo? 
Un messaggio da parte di uno dei tre editori con i quali ho pubblicato i miei romanzi che mi informava sul fatto che tra circa una settimana uno dei miei romanzi (forse uno di quelli cui tengo di più), per motivi logistici, uscirà dallo store online della casa editrice per essere consegnato ai magazzini e, successivamente, al macero...
Se non fosse per il fatto che ho già provato quasi tutti i tipi di umiliazione/dolore/vergogna e chi più ne ha più ne metta, molto probabilmente i miei occhi avrebbero versato qualche lacrima, lo ammetto.
E ora che ci penso - e che, forse, realizzo pienamente la delusione scrivendo qui, nel mio piccolo taccuino elettronico: quello che avrebbe dovuto raccogliere le mie avventure da scribacchina - dentro avverto un grande vuoto. Lo so, sembrerò un tantino esagerata, ma per me è come perdere un figlio della mia fantasia, della mia mente, del mio cuore e delle mie notti insonni...
Ma è stato deciso così, per ovvi motivi logistici...
E noi, esseri umani, ci riduciamo a dei banali motivi logistici... Mi rendo sempre più conto dell'importanza che rivestiamo realmente, di quanto possano valere i nostri stati d'animo, le nostre emozioni, l'amore in un mondo in cui ciò che conta è l'apparenza; in un mondo in cui i nostri piccoli o grandi sogni (il mio era davvero ambizioso, lo so...) si fanno ingombranti e, per questo, meritano di essere consegnati al macero...
Non voglio farmi portavoce del pessimismo leopardiano, capisco la logica imprenditoriale, ma dopo un anno dalla pubblicazione è proprio triste...
E non è finita qui! Qualche tempo fa ho saputo da un altro dei tre editori con i quali ho pubblicato che tra non molto chiuderà baracche e burattini e i tre romanzi che ho pubblicato con questa casa editrice o perderanno il marchio e diventeranno autopubblicati, oppure svaniranno dal commercio subendo esattamente lo stesso destino dell'altro romanzo di cui vi parlavo poco fa...
È triste, ma è la realtà dei fatti. Ci ho sperato molto. Ricordo che nel 2016, quando sono riuscita a veder pubblicato il mio primo libro, "Riflessi di coscienza", il mio cuore aveva cominciato a far capriole ed ero andata in solluchero. Credevo di aver toccato il cielo con un dito e quel luccichio bruciava le mie iridi, che ora si riflettono spente e opache, ma consapevoli.
Resta sempre il mio terzo editore, è vero, ma non voglio pronunciarmi troppo... Staremo a vedere. Per il momento, la promozione di cui mi avevano tanto parlato poco prima di firmare il contratto è stata pressoché assente: io mi sono sbattuta e a mie spese, ma uno ci prova prima di gettare definitivamente la spugna. Uno ci prova prima di rinunciare ai propri sogni, perché, dopotutto, la vita è una sola e io voglio provarci.
Magari, tra un anno, dovrò fare il conto con altre batoste come queste; ma almeno io avrò tentato...
Boh, il mio morale è a terra, infatti ho lasciato da diversi mesi la scrittura, ma sto leggendo molto (come ho fatto oggi, principalmente per non dover pensare...).
Mi ero iscritta ad un concorso letterario e no, non sono riuscita a passare in finale (ma sapevo perfettamente quanto fosse difficile arrivarci, quindi non ho subito forti delusioni, almeno qui... 😕😂); tuttavia, sono stata selezionata come lettrice e dovrò giudicare ben dieci libri inediti in circa tre mesi di tempo. Ma sì... Mi butto anche in questo per non dover pensare.
Che dire? Avevo cominciato a leggere "L'idiota" del mio amato Dostoevskij, ma ho dovuto mettere in pausa questa stravagante e curiosissima lettura per dedicarmi al mio nuovo ruolo di lettrice giudice!

giovedì 11 luglio 2019

La mia primissima presentazione... 😨😂

Era da un po' di tempo che ci rimuginavo su e in più qualche notte insonne, lo ammetto, da quando ho fissato con la mia amica Romina (proprietaria di una storica caffetteria-pasticceria di Pietra Ligure e amministratrice di un'associazione culturale) la data di questa presentazione. 
La prima vera e propria presentazione di uno dei miei libri (in passato avevo presenziato ad un paio di giornate firma copie) e... Mamma mia, che emozione!! 😮
Premetto: non amo parlare in pubblico (l'ultima volta in cui l'avevo fatto è stato davanti a dei docenti universitari, durante la discussione della mia tesi di laurea in filosofia ed è passato parecchio tempo... 10 anni, per l'esattezza! 😧) e sono un tipo molto solitario e introverso. 
Beh, quando l'oratore della serata mi è arrivato incontro con il microfono, sarei svenuta lì, di fronte a tutti i partecipanti (una ventina, su per giù), poi sarei rinvenuta per svenire un'altra volta e così via per il resto della serata. 😩😂
Ma non ho avuto scelta e con la mia vocina da bambina, un tremore costante, un caldo asfissiante e una "simpaticissima" signora che non faceva altro che lamentarsi per il volume del microfono, ho dovuto cominciare a rispondere alle domande riguardanti il mio ultimo noir, "Analysis".
Una mia carissima amica di vecchia data pareva più agitata di me e poco prima della presentazione, mentre stavo per addentare una fetta di pizza in compagnia dei miei genitori e del mio bambino (che si è rivelato come la vera anima della serata! A proposito, ne approfitterei per ringraziarlo anche qui, caso mai un giorno volesse dare una sbirciata al vecchio diario elettronico di quella pazzerella di sua madre: ti amo, Cesare! ❤), mi ha chiamata dicendomi: "Vale, vieni su da me a rinfrescarti!"
E io mi sono precipitata su da lei, che mi ha buttata sotto una doccia gelida per combattere la calura estiva (ma che caldo fa quest'estate?! 😠) e poi mi ha truccata, "phonata" (con aria rigorosamente fredda), infine mi ha braccata e mi ha messo un delizioso braccialetto con la stessa delicatezza con cui i poliziotti ammanettano i criminali, proprio lì, sull'uscio, mentre stavo per uscire dal suo stupendo appartamento. 😂 No, scherzo! È stata delicatissima: per me lei è un vero esempio in quanto ad eleganza e a charme, inoltre è una di quelle rarissime persone al mondo dotate di una magnanimità sconfinata! ❤
Mitica, assolutamente unica e più ansiosa di me, continuava a ripetermi: "È una serata importante... Il discorso ce l'hai in mente?"
E io: "Sì, sì, ce l'ho", ma in realtà stavo soltanto cercando di rassicurarla. La verità era che io non avevo preparato alcun discorso!... Mi ripetevo mentalmente la sinossi del romanzo, ma volevo improvvisare ed evitare di dare l'idea di aver studiato a memoria delle frasi o un copione. All'università mi preparavo dei discorsi, ma ad un evento in cui avrei dovuto parlare a proposito della mia passione per la scrittura, proprio non me la sono sentita di memorizzare qualcosa e credo di aver toppato... Se mi fossi preparata qualcosuccia a memoria, avrei evitato momenti imbarazzanti nati perlopiù a causa della mia timidezza... E va beh, col senno di poi...
Ma è andata! E mi sono presentata senza finzioni o recite: io, Valentina Mandraccio,  mamma di trentuno anni, con una laurea in filosofia, una passione sfrenata per la scrittura e il grande desiderio di trasmettere emozioni.
È stata una nuova esperienza di vita e mi va più che bene. Ho cominciato a combattere contro le mie paure (ripeto: parlare in pubblico non è assolutamente facile per me) e anche questo è stato positivo. E niente... A questo punto, ci terrei a lasciarvi alcune fotografie scattate durante la serata.


In primo piano: il mio nuovo noir, "Analysis". 
Eccovi la sinossi...

"ANALYSIS"

Richard Poe è un data scientist del Virginia. Lavora presso la Data Center, ha una splendida fidanzata e una nuova casa in una subdivision di Chesapeake City.

La sua vita non potrebbe procedere meglio se non fosse per una strana agenda rinvenuta in quella casa... La storia di un fantasma o un "semplice caso" di stalking da parte di uno psicopatico? L'analista potrà scoprirlo strada facendo, sfogliando quelle pagine.
E non ci sarà più un netto confine tra la realtà e la finzione.


Cristina e Romina: le organizzatrici dell'evento e poi il mio Alessio! 😊❤


Lo so: questo striscione non si addice agli scrittori seriosi e sicuri di sé, ma io non sono seriosa, né sicura di me. Mi ritengo autoironica e no, non mi prendo quasi mai troppo sul serio (la mia carissima amica ed ex alunna Sara lo sa perfettamente... 😁❤).


Nura: la mia migliorissima amica del cuorissimo 😂❤



Il momento della torta dedicata al mio noir! 😋😊



In mezzo a mamma e a papà... ❤


E mi fermerei qui con gli scatti. 😉😊 
Indovinate che cosa sto leggendo? "L'idiota" del mio adorato Dostoevskij! 😊 Il mio scrittore preferito in assoluto... 
Un bacione e buona serata a tutti! 😘🙋        Vale.





venerdì 28 giugno 2019

"La meccanica dei sentimenti" di Frank Iodice

È da un bel po' di tempo che non riempio le pagine di questo mio caro diario... 
Avevo deciso di prendermi una pausa dalla scrittura in generale (capita in molti rapporti, dopotutto, e la scrittura è a tutti gli effetti una mia compagna di vita... 😆) in seguito ad alcune esperienze negative. Nel frattempo, durante la mia "pausa di riflessione", ho letto tre libri e oggi mi piacerebbe commentarne uno in particolare: "La meccanica dei sentimenti" di Frank Iodice.




Giovanni Marealto è un cinico ex cardiologo romano (soltanto verso la chiusura del romanzo scopriremo il motivo per cui non pratica più la sua professione), impegnato a tenere conferenze sull'amore in giro per il mondo.

"La gente si può dividere in due categorie: quelli che sanno di dover morire e quelli che non lo sanno ancora."

Marealto nasconde dentro di sé un passato doloroso: un'infanzia difficile, accanto ad una madre sregolata. Immagini che hanno segnato per sempre la sua esistenza...


"Ho iniziato a occuparmi di sentimenti ai tempi dell'università, a Roma. Studiavo l'organo in cui questi si situano nell'immaginario collettivo (i bambini disegnano un cuore per rappresentare l'amore, non è così?) e intanto mi andavo incuriosendo e mi chiedevo in maniera sempre più ossessiva dove e come nascesse ciò che proviamo e che - almeno secondo i manuali - ci distinguerebbe dalle bestie."

Marealto si oppone al meccanismo della società, a quell' "ingranaggio" che fagocita le persone, affibbiando loro ruoli precisi; un "ingranaggio" che si muove grazie all'odio e che lo spaccia per amore.


"Se qualcuno ti guarda le mani sta cercando di capire che tipo di persona sei."

Gio Marealto è sposato con Eda, eppure lui è libero di frequentare altre donne (e la povera Eda non si lamenta sulla condotta del marito... Un punto che io non ho assolutamente condiviso) e tra le amanti spicca Galatea Gubernatis, una seducente e scaltra archeologa svizzera, incontrata durante una delle sue conferenze.


"Le relazioni umane si dipanano con lo stesso ritmo di un romanzo ottocentesco, non puoi  aspettarti che ciò che conta nella tua vita sia messo in una lista, tutto in una pagina. Devi aspettare con pazienza, fino a quando ti accorgi che la lettura è finita e puoi decidere se ne è valsa la pena."

Riflessioni e flashback guizzano nel romanzo. Riflessioni circa la vita e l'amore. 
Il titolo, "la meccanica dei sentimenti", potrebbe indirizzarci ad un manuale: un testo scientifico che ci spieghi il motivo per cui nascono i sentimenti e, magari, il modo in cui questi si sviluppano; beh, siamo sulla strada sbagliata! 😜 Non di tratta di un manuale, nessuno chiarirà i nostri dubbi legati al mondo delle emozioni. E le nostre aspettative si smontano, pagina dopo pagina (a mio avviso, questo giochetto messo in atto dall'autore è stato urticante e geniale!). 
Curioso l'accostamento del termine "meccanica" alla parola "sentimenti": pare quasi un ossimoro. Già dal titolo si intuisce la contraddizione e l'incoerenza del protagonista.


"Un uomo solo e una città vuota sono gli amanti più onesti che si possano immaginare."

Perché è così che Gio si sente: solo. Un uomo che spiega che cos'è l'amore senza conoscerlo... L'unica donna in grado di capirlo, forse, è Resi, una prostituta trasferitasi a Parigi per sfuggire al suo torbido passato...


""Il mondo è pieno di sorrisi tristi, ci si fonda il principio delle nostre relazioni."" 

Marealto è sempre alla ricerca di amore, ma non capisce che finché non amerà se stesso non potrà amare realmente un'altra donna e così continua a ingannarsi, riempiendo la sua vita di attimi.

""È così che rimaniamo sulla stessa strada e non ne proviamo altre, per pura pigrizia. È soltanto un fatto meccanico.""

Sarà davvero così? È proprio la pigrizia a tenerci ancorati a certe situazioni, a determinate persone della nostra vita? È pur vero che è necessario fare delle scelte e accollarci il peso delle responsabilità delle nostre azioni, no? Con molte probabilità, l'autore mi definirebbe come un lampante elemento dell'ingranaggio. Forse è così... Ma, in fin dei conti, siamo un po' tutti figli di questo ingranaggio.


"La vita è piena di sarebbe potuto, avrei dovuto, mi sarebbe piaciuto, ma alla fine ciò che rimane è qui nelle tue mani e quasi sempre è molto vicino al nulla."

La sua è una visione di vita molto pessimista, quasi nichilista. Le possibilità che ci sfuggono, i rimorsi... Situazioni inevitabili.


"C'è un momento in cui capisci quello che fai, solo un momento, per il resto del giorno tutto è meccanico."

Come esseri partoriti e cresciuti dall'ingranaggio, noi ci muoviamo meccanicamente, giorno dopo giorno, perdendo quasi totalmente la nostra consapevolezza.


"Ciò che ci accade, può descriverci meglio di qualsiasi racconto."

E con questa citazione ho deciso di fermarmi perché non vorrei svelarvi altro. Le riflessioni dominano il romanzo di Frank Iodice e, proseguendo nella lettura, non mancheranno i colpi di scena legati ad un furto di pietre preziose...
Sì, mi è piaciuto per la sua originalità: si allontana molto dal solito romanzo sentimentale. Non ho amato lo spietato cinismo del protagonista, la sua quasi assenza di sentimenti nei riguardi della moglie (lo avrei preso a schiaffi, lo ammetto 😠). Lo consiglio! 👍

Ah! Domenica 7 luglio, dalle ore 21.00, presso una caffetteria-pasticceria di Pietra Ligure, presenterò il mio nuovo romanzo: un noir. 😊 Si intitola: "Analysis". Ve lo presenterò la prossima volta, per ora vorrei condividerne la copertina... 😉 
Buona giornata a tutti! 😘

martedì 28 maggio 2019

"Per sempre - Oltre la vita" di Rosalba Costanza





Il breve romanzo di Rosalba Costanza, intitolato: "Per sempre - Oltre la vita", è una storia d'amore: l'amore tra madre e figlia.
Un racconto (credo che sia un tantino breve per poterlo definire propriamente romanzo) davvero molto originale, in cui l'autrice ha immaginato una sorta di dialogo, di scambio tra una figlia distrutta per la perdita della madre e la madre stessa, che risponde alla figlia dalla sua "dimensione", senza essere udita.
Amarezza, angoscia, solitudine, un senso di impotenza attanagliano la protagonista del racconto, che deve tirare avanti e accudire il padre malato, imparando a far a meno del cruciale supporto della madre e del suo affetto.


"Il tuo cuore ha cessato di battere e con esso ha smesso di battere il mio. Lui picchia, martella, percuote comunque il mio petto, ma io so con certezza che è un palpito artificiale, meccanico, riparatore e automatico, che va in maniera istintiva e naturale laddove la ragione e il sentimento gli direbbero di fermarsi.".

Si percepisce la forza del legame di queste due donne: un amore infinito e fine a se stesso.
Il dolore ci stringe lo stomaco nel momento in cui la protagonista ritrova gli ultimi abiti indossati dalla madre la mattina in cui la condussero in ospedale per non far più ritorno a casa...
È naturale, credo, immedesimarsi in questa storia così intrisa di lacrime, ma, ahimè, di vita reale... E io mi sono aggrappata proprio a questa precisa scena: l'attimo in cui trovi in giro per casa oggetti appartenuti ai tuoi cari, che non ci sono più, e, in base alle mie esperienze di vita, credo che l'autrice abbia descritto in maniera molto autentica quel particolare stato d'animo che nasce in seguito ad un lutto.
Sì, si tratta indubbiamente di un libro dal contenuto molto profondo, che invita ad amare i nostri genitori quando sono ancora qui, insieme a noi. 
Non ho apprezzato la ripetizione di alcune parole ("anima mia", ad esempio, è il modo in cui le due donne si chiamano, ma, secondo me, la continua ripetizione di questo nomignolo rende un tantino pesante la storia...) e, chiaramente, data la tragicità del racconto, non vi consiglio di leggerlo in un momento di vita particolarmente grigio/tendente al nero.
Un libro che fa riflettere, sicuramente, ed è anche caratterizzato da uno stile originale (il monologo della protagonista, un racconto lirico a due voci); tuttavia, non rientra nel mio genere di letture. 
I miei complimenti, comunque all'autrice, che è riuscita a descrivere in maniera veritiera la sofferenza legata alla perdita di una persona importante.


martedì 7 maggio 2019

"Anna Karenina" di Lev Nikolaevič Tolstoj

Buon giorno.
Ho leggermente trascurato questo mio piccolo e adorato scorcio di sfogo quotidiano e di commenti riguardo alle mie ultime letture, ma ora rieccomi pronta a parlarne! 😉😊
Nell'ultimo mesetto (eh sì... giorno più, giorno meno...) mi sono dedicata alla lettura di una pietra miliare della letteratura russa: la famosa "Anna Karenina" di Lev Tolstoj.
Lo confesso: non si è rivelata una lettura molto semplice e scorrevole...
Le disquisizioni filosofiche, politiche e di natura morale dominano l'intero romanzo, pertanto, essendo io un'appassionata di filosofia (ho anche conseguito una laurea in filosofia, quando ancora credevo che si potesse vivere di sogni e passioni e non avevo ben presente che il concetto di meritocrazia fosse ormai obsoleto nella nostra società...😕😧), ho assaporato ogni dialogo tra i diversi personaggi dell'opera e, spesso, ho letto più volte alcune loro riflessioni.
Non voglio paracularmi -o forse giusto un pochino- comunque, il romanzo di Tolstoj non si legge in modo scorrevole: pretende una lettura critica e attenta, ecco perché ho impiegato un sacco di tempo a terminarlo. Va beh, ora, bando alle ciance, comincerei a parlarvene in breve... 
Attenzione! Se avete intenzione di leggere "Anna Karenina", vi sconsiglierei di proseguire nella lettura di questa mia paginetta di diario: non farò spoiler, ma potrei rivelarvi particolari che un lettore appassionato e attento preferirebbe rintracciare da sé, quindi... Vi ho avvisati! 😆

Generalmente, quando arrivo all'ultima pagina di un romanzo, oltre a sentirmi malinconica per aver appena perso un nuovo amico, corro a leggere, sempre malinconica, le pagine che ho lasciato in sospeso: l'introduzione, le note bibliografiche ecc ecc.
Essendo io una grande stimatrice di Dostoevskij, non potevo di certo perdermi l'occasione di acquistare un romanzo del suo maestro, Tolstoj, al quale Dostoevskij si ispirò molto. Eppure, io non sono riuscita a trovare molti punti di unione nello stile e nei contenuti dei due autori russi... 
Esistono svariate differenze tra i due scrittori, ma io vorrei soffermarmi su una in particolare: la psicologia dei loro personaggi. 
Dostoevskij era in grado di dedicare un intero capitolo (anche di più) alle emozioni e allo stato d'animo di uno dei suoi personaggi; Tolstoj, invece, a mio parere, aveva una tendenza più pragmatica e troncava alcune reazioni dei suoi protagonisti per giungere al nocciolo della situazione. Spetta forse al lettore farsi un'idea del temperamento e della psiche dei suoi personaggi, ma è anche vero che Tolstoj non badava a "far economia" sulle diserzioni di carattere filosofico/politico/morale e, ogni tanto mi sono detta: "bastaaaa!" 
Vi racconto un po' la trama...




Anna Karenina, naturalmente, è la protagonista dell'opera, che si svolge a Mosca, Pietroburgo e in alcuni paesini della campagna russa.
Le vicende di vita di Anna si incastrano con le vicende del fratello, Stepan Arkad'evič (i nomi non li memorizzerò mai! Infatti, durante la lettura, non riuscendo a ricordare i nomi dei vari personaggi, tendevo a soprannominare: "V quello là", "S quell'altro", tentando di tenere a mente almeno le iniziali dei nomi e dei cognomi 😨😂) e con quelle di Levin, amico di vecchia data del fratello.

"Le famiglie felici si somigliano sempre l'una con l'altra: ogni famiglia infelice lo è in modo particolare."

Il romanzo, composto da ben 690 pagine, inizia con la scoperta dell'adulterio di Stepan da parte della moglie, Dar'ja Aleksandrovna. E Anna Karenina, moglie del rigido ed intransigente Aleksej Aleksandrovič Karenin (il quale aveva uno dei più alti impieghi al Ministero) raggiungerà il fratello per provare a portare la pace tra i due coniugi.


"Non c'era risposta, altro che quella che la vita dà a tutte le questioni più complicate e insolubili. E la risposta è questa: bisogna vivere secondo le necessità della giornata, cioè, dimenticare. Dimenticare nel sogno non è più possibile, almeno finché viene la notte: impossibile ora tornare a quella musica che cantavano le donne-ampolle; dunque bisogna dimenticare nel sogno della vita."

Stepan vorrebbe dimenticare, o meglio, vorrebbe che la moglie dimenticasse quel biglietto che testimoniava la sua relazione adultera con la governante di casa...
Un uomo propenso a questo tipo di storielle clandestine...
Durante il viaggio in treno per raggiungere il fratello, Anna fa la conoscenza della madre di Vronskij, un militare benestante, nonché pretendente di Kitty, sorella minore di Dar'ja.

"Pareva che non ci fosse nulla di particolare nel suo vestito e nel suo atteggiamento, ma per Levin era facile riconoscerla in quella folla, come si riconosce un fisso o fra l'ortica."

Levin è molto innamorato di Kitty ed è il personaggio che mi ha colpita di più per la sua umiltà. Un uomo benestante, padrone di un'azienda, che si unisce ai suoi contadini per falciare il grano; un uomo che crede nel vero amore. ❤


""Ma questo è lo scopo della civiltà: far di ogni cosa un piacere."
"Se questo è lo scopo della civiltà, preferisco restare un selvaggio.""

Levin ama la sua vita in campagna e in città si sente un pesce fuor d'acqua: lui vive di cose semplici. L'ho adorato!! 😍

"Quegli stessi contadini coi quali aveva litigato e che aveva rimproverati per la loro intenzione d'ingannarlo, ora lo salutavano allegramente senza rancore e senza rimorso. Il lavoro comune aveva cancellato tutto: nel lavoro stesso era la ricompensa di tutte le fatiche."


Levin, secondo me, è il vero eroe di tutto il romanzo.
Anna, nel frattempo, cede alle lusinghe dello sfrontato e seducente Vronskij e confesserà tutto al marito, il quale risulterà spaventato dalle conseguenze sociali provocate dall'adulterio...


"Chiedere il divorzio significava andare incontro a un processo scandaloso che sarebbe stato per i suoi nemici pretesto a calunnie, le quali avrebbero scosso la sua alta posizione in società."

Insomma, Karenin non è preoccupato di perdere una persona amata, ma si cruccia per preservare la sua dignità.
Nonostante diversi ostacoli iniziali, Anna riuscirà a fuggire in Italia con Vronskij e a partorire la figlia nata dal loro amore clandestino. Il marito non le consentirà di far visita al loro primogenito e non acconsentirà al divorzio, lasciando Anna in balia dei pregiudizi dell'alta società e non permettendole così di incominciare una nuova vita coniugale con il ricco militare.


""Tu hai sposato un uomo che ha vent'anni più di te. L'hai sposato senza amore e non conoscendo l'amore. Fu un errore, ammettiamo."
"Un terribile errore!"
"Ma, ripeto, è un fatto compiuto. Poi hai avuto la sventura, chiamiamola così, di amare un uomo che non è tuo marito. È una sventura, sì, ma anche questo è un fatto compiuto.""

Un piccolo passaggio tratto dal dialogo tra Anna e il fratello, Stepan.


"Vronskij invece, benché avesse conseguito tutto ciò che aveva così a lungo desiderato, non era pienamente felice. Ben presto cominciò a sentire che possedeva una minima parte della felicità che aveva sognato, eterno inganno di coloro che credono di raggiungere la felicità nel compimento di un desiderio."

Quando Anna e Vronskij possono finalmente amarsi, qualcosa va storto... Litigi, incomprensioni e scenate di folle gelosia da parte di Anna avvelenano il loro rapporto...

"Si può restare seduti per ore, incrociando le gambe, sempre nell'identica posizione, se si sa che nessuno c'impedisce di cambiare questa posizione, ma se si sa che si deve rimanere così, senza scampo, allora cominceranno i crampi e le gambe diventeranno impazienti di muoversi."

Vronskij sa che la società è chiusa a lui e ad Anna, ma vuole fare lo stesso un tentativo perché Anna sia riammessa nel suo mondo.


""E col denaro dei tigli- continuò sorridendo Levin- lui comprerebbe del bestiame e un po' di terra a buon prezzo e l'affitterebbe ai contadini. E così si formerebbe un patrimonio. Invece a voi e a me basta conservare quello che abbiamo e lasciarlo ai nostri figli."

È per frasi come questa che ho ammirato la personalità di Levin. 

"Nell'infinità del tempo e dello spazio nasce una bollicina d'aria, si regge un poco e scoppia, e questa bollicina d'aria sono io."

E qui mi fermo di commentare l'opera di Tolstoj, proprio qui, con la riflessione di Levin.
Dopotutto, Levin e Anna si assomigliano molto: entrambi non rinunciano alla loro autenticità ed entrambi, in modo diverso, sono estremisti della sincerità. 
Tolstoj, ok, ma continuo a preferire Dostoevskij!