martedì 19 luglio 2016

Il " giusto mezzo "

Il filosofo Aristotele sosteneva che la virtù etica consiste nella " medietà ": ovvero nella disposizione a scegliere il " giusto mezzo " tra un vizio, che va all'eccesso e il suo " compagno ", che tende al difetto.
In fin dei conti, la ricerca aristotelica del " giusto mezzo " non fa altro che inseguirci, nella nostra vita quotidiana, giusto? Ma cavolo quanto è arduo rintracciare la medietà in ogni situazione problematica!!


Sul posto di lavoro...


Sul posto di lavoro, la ricerca del " giusto mezzo " ( se si è i dipendenti e non i capi ) cozza leggermente contro l'etica del datore di lavoro: in genere, o ci si asserve al proprio capo, oppure... La porta dell'uscita è pronta per il nostro ultimissimo passaggio!! Lungi da me dal voler ammettere che qualunque datore di lavoro sarebbe unicamente pronto a renderci schiavi succubi dei suoi desideri... Tuttavia, un atteggiamento da servo sarebbe preferibile a scopo di mantenimento della propria occupazione e poi, una volta rincasati, basterà un: " nooooo!! " ( con tutte le imprecazioni umane, come contorno all'urlo liberatorio!! ) e una piccolissima valvola di sfogo troverebbe un sottile varco... 
Nel caso in cui, invece, ci trovassimo dalla parte del boss, avremmo due possibilità di scelta, mostrandoci, agli occhi dei nostri cari dipendenti: o come datori di lavoro magnanimi, umani e comprensivi; oppure in qualità di schiavisti dei tempi dell'antico " pater familias " romano. Se decidessimo di accettare l'indicazione propria dell'etica aristotelica, allora potremmo risultare capi umani: con un nostro regolamento da far rispettare ai dipendenti, ma muniti, al tempo stesso, di benevolenza verso coloro che contribuiscono a rendere funzionale un progetto ideato da noi stessi! E poi, è doveroso tener presente il ribaltamento della figura servo-padrone, che si prefiggeva il filosofo idealista Hegel: il padrone ha pur sempre bisogno del suo servo e vive grazie ad egli!

                                            In campo amicizia


È consigliabile un'attenta osservazione della ricerca del " giusto mezzo " anche e soprattutto all'interno delle interrelazioni personali. Di fronte al bivio con la strada verso la bontà e la gentilezza smisurata e la strada dell'egoismo e dell'invidia, sarebbe consigliabile un po' di polvere di stelle di Campanellino per potersi sopraelevare e superare tale diramazione stradale spiccando il volo! 
Se si imboccasse, infatti, la strada della bontà sempre e comunque, si rischierebbe di annichilirci e di sbatterci alla mercé di amici aventi secondi fini, i quali potrebbero aprofittarne di noi e del nostro buon cuore... 
Se si decidesse, invece, di intraprendere la strada dell'egoismo e dell'indifferenza verso il nostro prossimo, allora gli effetti sarebbero ancor più devastanti perché ci si riscoprirebbe soli in mezzo a ben sei miliardi di persone!
Insomma, anche in materia amicale, il mio consiglio è questo: buoni verso il nostro prossimo sì, ma tenendo sempre ben presente anche i nostri bisogni e le nostre umane aspettative...

Nell'educazione dei figli


È abbastanza comune, da genitori, porsi il quesito: risulterò ai miei figli troppo permissivo o, al contrario, esageratamente autoritario?
Perché, come ci insegna il saggio filosofo di Stagira, le estremità di un atteggiamento conducono al negativo, alla perdizione...
Se da un lato il permissivismo riflette la conseguenza di avere dei figli capricciosi e viziati; dall'altro, l'autoritarismo potrebbe generare dei ribelli, il più delle volte pronti a trasgredire il ferreo piano di regole di un genitore/generale!
Ma allora... ? Ed ecco far ritorno il magico ( e, oserei dire: estremamente complicato... ) "giusto mezzo "!
Fondamentalmente, nell'educazione dei figli, questo corrisponde al lasciare loro la libertà di sperimentare e, perché no, anche di sbagliare, sempre, però, con una certa quantità ( quantità non asfissiante ) di regole comportamentali come sfondo.
Certo, a parole sembra tutto molto più semplice, ma nella pratica risulta molto più complicato! 

Dovremmo, forse, partire dal presupposto che noi genitori, datori di lavoro, dipendenti o/e amici non siamo esseri divini perfetti, ma esseri umani, che, come tali, non risultano esenti da sbagli! Io credo che sia utile mettersi in discussione, ogni giorno: perfino quando sarà raggiunta da noi l'età della maturità e della saggezza; nella speranza che questo atteggiamento di autocritica venga trasmesso ai nostri figli o alle persone che abbiamo attorno... 
Siamo umani, non siamo divini e già ammetterlo, secondo me, è un buon punto di partenza. Conosco la partenza, ma rimango ancora all'oscuro della completezza dell'itinerario!

Nessun commento:

Posta un commento