martedì 29 novembre 2016

Primo capitolo di: " Riflessi di Coscienza "

Premetto una cosa: non sopporto coloro che devono a tutti i costi vendere il proprio prodotto, sbattendolo su ogni ' vetrina ' online...
Personalmente, se sono in procinto di provare interesse per qualcosa ( sia questo un libro, un film, un ristorante ecc... ), non amo sentirne già gli elogi preconfezionati, o, ancora peggio: sentirmi bombardata di dettagli positivi su tale prodotto...
Insomma: io non voglio annoiarvi parlandovi sempre e solamente del mio romanzo, però mi piacerebbe condividere con voi e su questo mio ' diario elettronico ' ( prestatemi questo termine, al posto di: blog... ) alcuni stralci del mio libro.
Già, dopo il saggio preambolo che ho fatto, vi starete chiedendo quanto io sia ippocrita?! Beh, non lo nego: oltre a condividerlo con voi, amerei metterlo un pochino in mostra ( come si usa fare con un dipinto, durante una mostra d'arte ), ma senza dovermi ' macchiare ' di una pubblicità aggressiva! 
Alla stregua di un dipinto, il mio libro potrebbe benissimo rimanere dove si trova, oppure, perché no: potrebbe rapire il cuore e farsi portare a casa da altre persone, che, come me, credono nella forza dei sentimenti... Ma, bando alle ciance! Eccovi il mio primo capitolo:

RIFLESSI DI COSCIENZA

     RIFLESSIONI SUL BLUE LAKE

Mentre passeggiavo lungo una via della piccola Saint César, mi ripetevo che avrei fatto la cosa giusta...
Dopo tutto questo tempo, doveva essere fatta giustizia e solo io potevo apportare dei cambiamenti davvero significativi.
Mi sono fermato. Ho deciso di riflettere ancora un altro po', davanti al Blue Lake.
Questa enorme distesa d'acqua dolce, che riflette tutta la natura arborea che la circonda, ha la capacità di distendere i miei nervi e di farmi provare quella illusoria sensazione di pace interiore.
Contemplavo le acque immobili e limpide, quando ho notato alcuni guizzi in superficie; si trattava, con ogni probabilità, di alcuni salmoni o di altri pesci di acqua dolce, che popolano questo magnifico specchio d'acqua.
Il mio pensiero è volato subito verso mio padre. Mi portava al lago per pescare insieme, la domenica.
Mamma preparava il cesto del picnic; papà, invece, si dedicava alla sistemazione delle lenze nelle canne da pesca. Mark, mio fratello, era ancora troppo piccolo per unirsi ad una battuta tra veri uomini! Lui, perciò, rimaneva a casa con nostra madre ed io salivo sulla quattro per quattro di mio padre, pronto ed eccitato per la giornata che ci avrebbe atteso.
Fu indimenticabile quella volta in cui ci trovammo di fronte ad un orso grizzly!
Ma il mio vecchio aveva sempre un asso nella manica: portava con sé, ad ogni nostra uscita al lago, un fucile da caccia, del quale se ne sarebbe servito in casi estremi. Quel giorno lui lo estrasse giusto per tentare di spaventare questo temibile animale della fauna canadese. Mio padre non esitò a sparare un colpo tra la boscaglia e l'orso, tenendoci sempre di mira, indietreggiò fino a scomparire tra gli enormi aceri.
Davanti a quella spaventosa sorpresa provai terrore e mi irrigidì sulla sponda del lago, dove ci collocavamo solitamente con i nostri attrezzi da pesca.
Proprio lì, dove mi trovavo io in quel preciso momento; in quell'istante così fatidico della mia esistenza...
La sera tornammo a casa come due eroi di guerra. Raccontammo ogni particolare di quell'incontro a mia madre. Lei, inizialmente scioccata, una volta appresa l'intera storia, mi abbracciò versando qualche lacrima e poi mi domandò con voce tremante se mi fossi spaventato.
Mio padre tentò di rassicurarla dicendole che finché con noi c'era quel fucile, non ci sarebbe capitato nulla di male e lui non era un completo sprovveduto; qualcosa, in quanto ad animali, se ne intendeva, dal momento in cui era un veterinario.
Nonostante ciò, mia madre lo rimproverò e gli ricordò la pericolosità di una battuta di pesca in zona, in completa solitudine. Così le giurammo ( più allo scopo di tranquillizzarla ) che avremmo proseguito con le nostre uscite presso il Blue Lake solo, però, in compagnia di altri pescatori, perché dopotutto: “ L'unione fa la forza! “, come lei sapeva ricordarci saggiamente.
Dopo lei riprese ad imboccare Mark, il quale era trepidante per l'attesa della sua prossima cucchiaiata, dall'alto del suo seggiolone. Quella sera mangiammo: storioni, salmoni e lucci in gran quantità.
Fu una delle cene più gustose e soddisfacenti per me. Io ero un bambino di sei anni, che adorava andare a pesca e sentirsi adulato, ad ogni boccone, per aver catturato il maggior numero di prede!
Andai a letto orgoglioso del sangue freddo che ero riuscito a mantenere in una cirocostanza così rischiosa, come quella che ci si presentò quel pomeriggio d'autunno, di oramai 33 anni fa.
Dopo quell'esperienza, io e mio padre tornammo al lago in compagnia di un suo amico, che nutriva la nostra stessa passione e che già si era unito a noi, solo in alcune occasioni. L'uomo aveva un figlio di poco più grande di me, con il quale instaurai un'amicizia; giocavamo insieme, rincorrendoci per il perimetro della distesa d'acqua e mi scherniva per il mio stile di pesca!
Furono, tuttavia, le nostre ultime uscite spensierate e serene...
Poi, sulle labbra di mio padre, quel sorriso di fierezza per il pescato del giorno e soprattutto per la nostra complicità scomparve...
Non ci andammo più a pescare.
Era terminato, nelle nostre vite, il tempo della gioia e delle risate in famiglia.
Qualcosa si era spezzato a causa dell'irreparabile...
Ed io, questa mattina, ero immerso in quel suggestivo paesaggio lacustre ad osservare le acque del Blue Lake. Solo con i miei pensieri e con i miei ricordi dolorosi, ma dovevo pur rialzarmi e portare a termine ciò che mi ero prefissato di fare.
Lo dovevo ai miei genitori.
Lo dovevo specialmente a mia madre e a Mark.
Così mi sono deciso di rincamminarmi.

Nessun commento:

Posta un commento