I ricordi sono qualcosa di estremamente prezioso... Sia i positivi che i negativi.
I primi ci permettono di rivivere brevemente ( e con una certa nostalgia ) attimi trascorsi in serenità; i secondi ci dovrebbero far riflettere sulle cause che hanno concorso a creare questi momenti non piacevoli...
Lo stesso protagonista del mio romanzo, Alexander Proust, si serve dei suoi ricordi per cercare di fare luce su molte ' zone d'ombra ' della sua vita...
Il padre, affetto dal morbo di Alzheimer, ha ritrovato un oggetto legato all'infanzia di Alex ed il figlio inizia a riflettere, facendo riaffiorare in superficie un suo irritante ricordo sulle manie di perfezionismo del padre!
Di fronte ai rimproveri del suo vecchio, Alexander provava rabbia e si percepiva come un inetto; ma, ora, con il senno di poi, comprende pienamente il significato degli insegnamenti di suo padre... Funziona un po' in questo modo, no? Sempre con questo ' odioso ' e infingardo senno di poi!!! 😠😊
Vi lascio il quattordicesimo capitolo del mio: " Riflessi di coscienza ", nella speranza che vi possa esser gradito...
RICORDI
- Vedi, Alexander? Devi sempre prendere ogni tipo di precauzione con un animale. Specie con un cane di grossa taglia come questa signorina... - Mio padre si stava rivolgendo al muscoloso rottweiler, che si trovava disteso sul lettino del nostro studio. Aveva appena fatto reindossare la museruola a quel cane arrabbiato, con i denti digrignati.
Stavo facendo del tirocinio accanto al mio vecchio.
In seguito si rivolse nuovamente a me, mentre stava maneggiando con estrema sicurezza il grosso cane dal manto nero lucido: - Ora le daremo un po' di anestesia! Così questa signorina potrà abbandonarsi a dei bei sogni d'oro, giusto? - Rivolgendosi nuovamente al cane, come se potesse rispondergli.
Le iniettai io l'anestesia totale e poi papà prese il bisturi ed iniziò ad incidere il basso ventre dell'animale. Dovevamo sterilizzarla, dal momento in cui questa aveva già dato alla luce una svariata serie di cucciolate meticce...
Rimasi leggermente impressionato. Era la prima volta che assistevo ad un'operazione, che seppur di routine, prevedeva comunque un'incisione nelle carni e una parziale visione delle interiora dell'animale.
Mio padre era una persona precisa e metodica. Svolse tutta l'operazione con me al suo fianco, in qualità di suo aiutante e poi mi affidò il compito di richiudere la ferita del rottweiler. Infine, mentre stavo per andarmene e dichiarare terminato l'intervento, papà, che sembrava intento a ripulire il bisturi, senza nemmeno voltarsi nella mia direzione, mi domandò: - Le hai messo il disinfettante, vero?
- Il... Il disinfettante, hai detto? Oh no! Mi precipito a farlo!
- Vedi Alexander... Tutto ha rilevanza!
- Ma dove si trova?
Mio padre, con un sorrisetto di derisione e sufficienza, aprì un cassetto del mobiletto bianco, presente nella piccola sala operatoria dello studio ed estrasse un bottiglino di color marrone. Era il disinfettante con cui veniva cosparsa la ferita richiusa dei nostri piccoli pazienti, ogni qualvolta questi avessero subito un intervento.
- Caro Alexander... La prima cosa che avresti dovuto fare, ancora prima di ricucire la ferita della nostra paziente, era quella di assicurarti di avere a portata di mano questo importante flacone. - Mi ricordò con tono severo.
- Hai ragione papà! Non capiterà più! Sarò più attento la prossima volta. - Ero profondamente imbarazzato.
- E ricorda: qui io non sono tuo padre, ma un veterinario con un po' più di esperienza rispetto a te, che vuole consegnarti questi nostri cari amici tra le mani... Ti senti pronto a riceverli, Alexander?? - Era molto serio in volto e forse stava minando alla mia eccessiva sicurezza di tirocinante, tentando, probabilmente, di smontarla del tutto. All'epoca io, però, non capì che lui stava agendo solo nel mio interesse e presi il tutto come una sfida!
Rimasi perciò in silenzio, a rimuginare sulla mia figuraccia e a provare antipatia per l'uomo che mi aveva messo al mondo e davanti agli occhi del quale io avrei sempre voluto eccellere.
- Allora Alexander?? Che ti prende, eh? Guarda che io sto parlando per te, per il tuo bene... Ogni individuo e ogni oggetto ha un suo ruolo qui, come altrove. Tieni a mente questo mio consiglio: rifletti sempre su tutto ciò che ti serve all'occorrenza, prima ancora di agire. Solo in questo modo tu non incorrerai nel rischio di una dimenticanza, d'accordo?
- Ok... Va bene dottor Proust! - Risposi in modo secco e non senza una velata ironia.
- Ah Ah! Dai, ora non esageriamo con le formalità! - E poi mi ordinò: - Ora spalmalo, servendoti di una garza sterile, sulla ferita di Cloe.
- Cloe?? - Chiesi incuriosito.
- È il suo nome! Cosa credi?? Io ricordo tutti i nomi dei miei pazienti, eh?! E di sicuro la signorina qui è meno dispotica di mio figlio!
Mi misi a ridere, mentre tamponavo la cicatrice con quella sostanza verdognola.
Non so perché, ma quella sfera di vetro mi fece ritornare alla mente quell'episodio di vari anni fa, conducendomi a riflettere sull'utilità degli oggetti...
Sapevo che mio padre era un uomo preciso e che ogni suo gesto era sempre stato ben ponderato, almeno quando non era ancora affetto da quel maledetto morbo. E credevo che perfino all'ultimo, nelle sue condizioni, lui agisse così, perlomeno durante i suoi ormai scarsi momenti di lucidità.
Ritenevo che anche questa volta mio padre, morente, avesse voluto mettermi alla prova; in questo caso non come veterinario, bensì come figlio. Ed io sentì di non potermi tirare indietro.
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