mercoledì 5 luglio 2017

"Gente di Dublino" di James Joyce

Ho terminato di leggere i racconti di Joyce e devo dire che mi sono piaciuti molto.
Le emozioni che mi ha regalato questo libro? Tristezza, malinconia e disillusione.
Emozioni non proprio positive, è vero... Ma Joyce ci fornisce un'immagine veritiera della condizione umana: l'insoddisfazione dei suoi personaggi, che conducono una vita spesso molto lontana dall'esistenza che avrebbero voluto.
Un senso di "paralisi" li blocca e li costringe ad avviarsi verso un cammino che li conforma e li amalgama con la maggior parte degli individui di Dublino. Una Dublino fatta di maschere e di ipocrisia, in cui quasi tutti i personaggi dovranno fare i conti con la propria vuotezza di spirito...
Ho trovato interessanti in modo particolare i racconti: "Una piccola nube", "Eveline" e "I morti".
In "Una piccola nube" il protagonista si ritrova con un suo amico di gioventù. Egli riflette (riflessioni mai espresse ad alta voce, ma rinchiuse nella sua mente solitaria) sulla sua impotenza, dopo una sorta di "attacco di invidia" nei confronti dell'amico mondano e dalla brillante carriera lavorativa. Il protagonista maledice la sua timidezza, che lo ha bloccato e non gli ha permesso di esprimere al massimo il suo potenziale e la sua buona cultura. Egli farà ritorno a casa, trovandovi una moglie non innamorata di lui e un neonato, suo figlio, che piange disperato.
"Eveline" è il nome della nostalgica protagonista, che si preparerà per fuggire con il suo fidanzato da una vita di stenti e di schiavitù (in seguito alla morte della madre e al conseguente asservimento alla famiglia della stessa ragazza), per poi decidere all'ultimo di non salpare con il suo amato: si limiterà ad osservarlo in lontananza mentre la nave è pronta ad uscire dal porto.
Infine, l'ultimo racconto, intitolato: "I morti" vede Gabriel come protagonista. Un uomo perbene, sposato con Gretta. Sul finire della storia, quando l'uomo respira un profondo senso di realizzazione, osservando la moglie che gli siede accanto, scopre in realtà di essere solo una piccola comparsa nel romanzo della vita della sua Gretta. La donna si commuove, ripensando ad un giovane, morto per amor suo.
E la neve inizia a scendere sui vivi e sui morti.
Un peso sul cuore. Ecco che cosa mi ha lasciato questo libro. Non è di certo il romanzo dal lieto fine, ma vale la pena di leggerlo, perché Joyce scrive da Dio!
"Si chiese di che cosa potesse mai essere simbolo una donna in piedi sulle scale nell'ombra, in ascolto di una musica lontana... "Musica lontana" avrebbe intitolato il quadro se fosse stato un pittore." Concludo con le parole di Gabriel, rivolto alla moglie. ❤

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