"La forza, la forza è necessaria: senza forza non otterrai nulla; e la forza bisogna conquistarla con la forza stessa, ma questo loro non lo sanno", Raskòlnikov pensa tra sé e sé, quando arriva al punto di credere che la sua vita non sia finita.
La "malattia" (come la definisce lo stesso protagonista), che lo ha colpito in seguito a quei suoi due efferati omicidi, sarebbe terminata nel momento in cui lui soccorre la vedova e i figli dell'amico Marmelàdov.
Mi trovo solamente a pagina 181 e (considerato che il romanzo termina a pagina 478) posso affermare di essere sul punto di "incontrare" il "cuore" dello stupefacente racconto di Dostoevskij.
Aggiungo altri aggettivi per descriverlo: angosciante, irritante, fastidioso, pazzo!
In poche parole: lo adoro! 😊
Sembrava che Raskòlnikov volesse vuotare il sacco, pronto per andarsi a costituire; ma poi, aggrappandosi a ogni piccolo particolare che lo circonda, egli sceglie di aiutare il povero amico alcolizzato, investito da una carrozza ed esalante il suo ultimo respiro.
È un romanzo che mi sconquassa. Le riflessioni sulla sofferenza umana. I repentini cambiamenti di umore del giovane protagonista; la freddezza con cui confessa il suo delitto spacciando il tutto per uno scherzo... 😰 Mi fa rabbrividire e mi spinge a saperne di più, pagina dopo pagina.
L'autore padroneggia il mondo delle emozioni. Questa è l'impressione che, personalmente, mi sono fatta. Egli sviscera un sentimento (sentimenti perlopiù negativi, si intende...) e ne mostra le sfaccettature, rapisce l'attenzione.
Con tutta onestà, io non riesco a togliermi dalla mente Raskòlnikov, mentre prende il cordone del campanello e lo tira, avvertendo il suono di latta... Lo stesso campanello che suonò il giorno del suo duplice omicidio, nello stesso appartamento in cui si verificò il delitto.
Brividi lungo la schiena di fronte alla sua lucida follia. Mi inchino di fronte a tanta maestria, sperando di trarne qualche lezione per il mio impervio e tortuoso futuro da scrittrice! 😑😊
Oggi, dato che il mio bambino si trova dalla sua nonna, mi sono dedicata a ciò che mi fa stare meglio: una buona ora di lettura e correzioni su correzioni!
Ho terminato un racconto, ma voglio ultimarlo e rifinirlo. Voglio conferire via via sempre più precisione alle emozioni che tento di esaltare. Speriamo in bene...
Comunque, ci sto lavorando molto su! 😉
Quando scrivo, io mi sento me stessa. È come se un flusso di energia passionale mi sgorgasse da dentro e venisse espulso attraverso le dita della mia mano destra.
Mi piace! È una sensazione unica. Magica.
Potrei continuare a parlarne, qui, su questa pagina spiegazzata del mio piccolo diario virtuale (così mi ostino a immaginarmela!😊).
Boh... A volte mi sento sciocca: potrei utilizzare il mio tempo in altre attività (magari nella pulizia della casa o nel fare shopping con le amiche, oppure nel stare al telefono per ore e ore), ma nulla mi verrebbe più naturale del leggere e dello scrivere.
Nutro sempre e costantemente la speranza di poter essere apprezzata, un giorno, non molto distante...
Ci credo. Ci credo fermamente. E sono pronta a distruggere ogni mia convinzione per poterne riformulare di nuove, per poter proseguire ed esibire quella profondità che reputo di possedere dentro di me. Ci credo! 😊
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