Dunque... Oggi, il mio piccolo ha fatto rotorno all'asilo (la febbre, per fortuna, è scomparsa come per magia! 😊) e io ho ripreso con il mio solito impegno mattutino (che mi impegna quotidianamente fino alle ore 16). Ieri sono rimasta accanto al mio bambino, prendendomi un giorno di "ferie" e l'ho fatto molto volentieri: in primis per poter curare il mio amore e poi perché non ne posso più!! Credo di aver esaurito la mia pazienza e questa afa, di certo, non arriva in mio soccorso... 😩
Il mio piccolo, ieri, mi ha regalato un bacio a stampo sulle labbra, per fare in modo che mi ammalassi anche io... "Così starai a casa con me!" mi ha detto, dopo avermi schioccato quel baciotto e, invece, contrariamente alle nostre aspettative, oggi ci siamo dovuti rincamminare lungo la strada dei nostri doveri! 😁
E poi... Sto procedendo con la lettura di: "Gente di Dublino", di James Joyce. Lo sto adorando, senza ombra di dubbio! Ora "mi attende" il racconto: "Pensione di famiglia" e devo dire che le precedenti storie mi sono piaciute molto!
Non conoscevo le opere di questo grande autore e, ora, mi sto chiedendo con una certa insistenza: "Ma come ho fatto a vivere senza questo libro; senza conoscere in modo più approfondito questo grande scrittore?..."
Le sue opere e la sua biografia mi erano note, ma in maniera molto grossolana (grazie a reminiscenze del liceo e al ripasso in compagnia dei ragazzi liceali, che si recano da me per studiare letteratura inglese) ed ero già a conoscenza del fatto che egli avesse provato una forte avversione nei riguardi della società in cui aveva vissuto. Una decadenza dei costumi e della morale, facilmente riscontrabile nella Dublino da lui sapientemente descritta. L'accuratezza con cui egli descrive i suoi personaggi e la velata ironia con cui conduce la sua protesta: "... attraverso questo canale di povertà e di inerzia, il continente introduceva la sua ricchezza e la sua industria. Ogni tanto saliva un applauso dalla folla, l'applauso dell'oppresso riconoscente" (dal racconto: "Dopo la corsa").
"Camminavamo per le strade illuminate tra gli spintoni di uomini ubriachi e di donne che contrattavano, tra le bestemmie dei manovali, le stridule cantilene dei garzoni di guardia ai barili di carne di maiale in salamoia, la voce nasale dei cantastorie che intonavano inni su O'Donovan Rossa e ballate sui moti patriottici. Ma tutti questi rumori convergevano in un'unica sensazione di vita per me: immaginavo di portare il mio calice in salvo attraverso una schiera di nemici. ... Ma il mio corpo era come un'arpa e i gesti di lei come le dita che scorrono sulle corde" (dal racconto:" Arabia").
E, infine, vorrei ricordare una descrizione fisica, che mi ha colpita particolarmente: "Ma il suo corpo intorno alla vita cominciava ad arrotondarsi, i suoi capelli erano radi e grigi, e il viso, quando si ricomponeva, aveva un aspetto difatto" (da: "Due galanti").
Mi piace, mi piace, mi piace! Il mio è un piacere leggermente masochistico perché c'è sofferenza ed impotenza in questi suoi racconti, che terminano sprovvisti di una vera conclusione; ma ti lasciano qualcosa dentro: uno spunto di riflessione. Se dovessi utilizzare un termine per descrivere James Joyce, userei l'aggettivo: "vero". I suoi sono racconti di quotidianità e lui è in grado di fornirne un'immagine oggettiva e tangibile (mi sembra di poter vedere passeggiare i suoi personaggi; sento di poter "toccare" i loro pensieri e crucci). Che dire? La maestria di Joyce, che mi fa capire quanto sia ancora lungo e impervio il mio cammino verso il mio apprendimento in qualità di scrittrice e, al tempo stesso, mi fa respirare la sua realtà grazie alle sue brillanti doti! ❤
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