venerdì 6 luglio 2018

Letture molto profonde: Osho

La mia nuova e cara amica Diana mi ha inviato due testi di Osho davvero molto interessanti e, per ringraziarla, vorrei provare a buttar giù alcune mie considerazioni riguardo alle principali riflessioni contenute nei testi.
La filosofia orientale si basa molto sull'essere, a differenza di quella occidentale che, in linea di massima - diciamocelo - idolatra chi possiede di più... 😩
Non mi riaggancerò a Schopenhauer, prometto. 😁 Rischierei di intavolare un discorso davvero troppo lungo e, forse, domani mattina mi troverei ancora qui con un lanternino tra le mani (a proposito: ne ho due e mi piacciono troppo... 😍😂) ad evidenziare i punti di convergenza tra le teorie del filosofo tedesco e il pensiero orientale. 😕😂
Basta! Mi fermo e mi dedico ai due testi di Osho che ho letto tutto d'un fiato giusto ieri sera.
Il primo, Perché siamo infelici, ricorda la negatività del condizionamento. 
"Se ad una persona ripeti continuamente una cosa, essa diventerà quella cosa". Verissimo! Almeno, io condivido appieno questa idea e, personalmente, come mamma, dovrei muovermi con molta cautela quando si tratta di dialogare con mio figlio riguardo a passi importanti per la sua crescita. Dovrei fare in modo di condizionarlo il meno possibile e permettergli così di coltivare in autonomia la sua personalità. Certo... A parole è molto semplice, ma nella pratica... 😨😂
Comunque io ci sto lavorando molto: dopotutto non siamo perfetti e ritengo che alcune volte sia doveroso metterci in discussione e, perché no: modificare e/o scardinare alcune nostre conoscenze.
Osho considera la consapevolezza come un obiettivo cruciale per allontanare la nostra immancabile infelicità e insoddisfazione. La consapevolezza, ma non l'autocoscienza: quest'ultima, a suo avviso, sarebbe deleterea poiché ci tramuterebbe in "morti che camminano".
Troppe riflessioni sul sé ci distaccherebbero dal mondo che ci gira intorno.
"Viviamo nel mare della vita, viviamo l'uno dentro l'altro". 
La consapevolezza di far tutti parte di un unico disegno, in cui non dovrebbero esistere confini tra di noi. 
L'importanza dell'essere e non del fare. "Ciò che si fa non è ciò che si è": ogni giorno, a seconda del contesto, recitiamo una parte (il marito/la moglie, la mamma/il padre, l'ingegnere/il netturbino ecc.) ed è giusto che sia così; ma non dovremmo immedesimarci totalmente in quella parte. Noi siamo noi. Infiniti, molteplici e l'infelicità nascerebbe proprio dal voler obbligare il nostro vasto essere a stare in un piccolo tunnel.
Sono d'accordo per quanto riguarda i diversi ruoli che dobbiamo interpretare quotidianamente; tuttavia, io credo che questi ruoli non possano essere separati con un taglio netto: molto spesso si concatenano, si intrecciano. 
Con molte probabilità, il netturbino, in un momento di sfinimento e di sconforto durante il suo turno di lavoro, penserà alla sua famiglia che lo attende a casa e al motivo per cui lui si trova lì, in quel preciso istante, a sfaticare. Ed è proprio allora che un lampo di gioia lo potrà rischiarare, no?...
Credo che non sia così semplice stabilire un confine tra i ruoli. E, forse, il varcare i confini potrebbe farci sentire vivi, che cosa ne pensate?
Il secondo testo, La vita è semplicissima, espone il concetto di "illuminazione" come di qualcosa che non può essere descritto dalle parole, perché il linguaggio umano si basa sulla dualità. L'illuminazione - se ho capito bene - è il raggiungimento del cuore del tempio. Un tempio che presenta due porte di ingresso: la meditazione e l'amore.
Per noi risulterà fisicamente impossibile varcare contemporaneamente entrambe le soglie. Dovremmo perciò scegliere una delle due porte: la meditazione, che si svolge nella solitudine, o l'amore, che ricerca la presenza degli altri.
"Ama e saprai che cos'è la meditazione; medita e saprai cos'è l'amore": due "ingressi" differenti, ma che conducono allo stesso luogo, allo stesso tempio. Un tempio in cui Gesù, Buddha e molti altri profeti e divinità si raccolgono. Un luogo in cui siamo tutti uguali.
La religione non sarebbe uno sforzo, ma una consapevolezza. La consapevolezza è veramente un punto fondamentale nella filosofia di Osho ed essa ci permetterebbe di arrivare ad una conclusione molto importante: se siamo infelici, lo siamo a causa nostra. La nostra fissazione su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. 
Ricordiamoci: "ciò che era giusto ieri potrebbe non esserlo oggi...".
Un carattere repressivo, il fatto di non essere flessibili ci indirezzerebbe ad una condizione di infelicità. I nostri stessi svaghi (vedere un film, leggere un libro ecc.) ci allontanerebbero sempre di più dalla consapevolezza, perché ci troveremmo impegnati a non pensare a noi e alla nostra condizione...
In un certo senso... Avete presente il detto: "beve per dimenticare"? Okay, ora non voglio accomunare il cinema o la lettura all'alcool, lungi da me 😂; tuttavia, io mi sento di accettare questa idea dello svago, del passatempo, come un modo per dimenticarci di noi. 
Allora non dovremmo immedesimarci eccessivamente in quella trama del film o del libro? 😕 Dovremmo lasciare accesa una piccola spia della consapevolezza durante un momento di relax? 
Con tutta onestà, non saprei rispondermi... Io, al contrario, lo trovo un momento prezioso: "perdere di vista" noi stessi per un breve lasso di tempo, per poi riflettere meglio sulle questioni che ci riguardano quotidianamente, no? 
Il cervello necessita di un po' di vacanze, giusto? 😉😀
Detto ciò, vi auguro una piacevole serata e vi mando un bacione. 😘

4 commenti:

  1. Cara Valentina!

    Che piacere entrare sul tuo blog e vedere questo bel post! :) Sono felice che le letture siano state interessanti, e non posso che essere d'accordo con ciò che scrivi.

    Sicuramente fare la mamma è uno dei "lavori" più difficili al mondo, ma posso dirti che sono davvero poche le mamme che la pensano come te. La maggior parte crede di dover plasmare i propri figli nel modo a loro più congeniale per avere delle sorta di fotocopie oppure degli schiavi al loro servizio. Penso che sia una cosa bruttissima..ma purtroppo ancora radicata (soprattutto qui in Italia!). Quindi sono felice che tu sia una voce fuori dal coro. Sai, mia madre mi ha detto spesso che a volte si impara dai figli, ed è quello che dici tu quando scrivi che a volte ci si rimette in discussione. Un pensiero davvero bello.

    Lo sai, la visione dell'illuminazione-tempio a cui si può accedere tramite amore o meditazione era rimasta impressa anche a me. Ricordo di aver provato un po' di sollievo quando lessi che meditare non era l'unico modo. Non so perché, ma in questo momento della mia vita mi è quasi impossibile, anche se dovrei provarci più intensamente.

    Per quanto riguarda l'immedesimarsi, sai che non lo so? Voglio dire, anche io amo la perdizione dentro a libri, film e quant'altro. Quindi anche io non so bene cosa rispondere alla tua domanda. Sicuramente essere sempre consapevoli è molto impegnativo..sarà che siamo troppo abituate alla società e al suo modo di pensare? Chissà.

    Rispondendo invece all'altro commento, anche io avevo guardato per scrivere articoli online, ma purtroppo pare non esserci nulla di soddisfacente se si vuole guadagnare qualcosina. In più sono finita a vivere in un piccolo paese in cui anche fare le ripetizioni è un'ardua impresa! In questi giorni ho deciso di prepararmi per l'esame di inglese che serve per accedere all'esame di guida turistica, nel mentre aspetto risposta per il dottorato e...faccio presentazioni di libri! (A gratis, per ora! ahahah) Magari prima o poi mi deciderò a scriverne uno anche io! :)
    I tuoi invece vanno bene a vendite? Ho visto l'articolo su La Stampa, dev'essere stato molto emozionante!! :)

    Bene, mi sa che ti ho scritto un commento lunghissimo, scusami! Quindi per ora mi fermo qui, al prossimo commento!

    Buon inizio di settimana e un abbraccio! 💛

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  2. Ciao Diana! Dici bene: fare la mamma è uno dei "lavori" più complicati in assoluto! 😨😁 E ti ringrazio per avermi definita una voce fuori dal coro. 😊😘 Sì, bisogna mettersi in discussione. Sempre e in ogni circostanza... Non c'è una lista di cose oggettivamente "giuste" da seguire, ma un punto è certo: possiamo sbagliare. Non siamo delle divinità e anche se mio figlio è nato da me, ciò non significa che dovrà per forza seguirmi in tutto e per tutto. Ti faccio un esempio: io adoravo studiare e fare i compiti. Lui lo trova noioso! 😨😁 Sto cercando di fargli capire che non importa raggiungere il 10 o il 9, ma metterci impegno e dare sempre il massimo. 😊 Conta questo nella vita, alla fine. Impegnarsi in qualunque compito ci verrà affidato, no? E poi dire: "sì, io ce l'ho messa tutta". Buon inizio di settimana a te, mia carissima amica! 😘😘😘

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    1. In parte capisco cosa intendi, ho una sorellina di ben 15 anni in meno di me, quindi ho vissuto i suoi step di crescita dal mio punto di vista ormai più adulto. E insomma, credimi, è davvero difficile trovare qualcuno che la pensi come te!! Ma spero che ci siano sempre più mamme così e sempre meno mamme che obbligano o costringono i figli per il loro tornaconto o perché "la società dice che..." :) Bravissima!!

      Un abbraccio! 💛

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    2. Grazie infinite, Diana. Sei davvero molto gentile! Ti mando un bacioooone. Buona serata mia cara amica! 😘😘

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